Lazio, boom di confische ma i Comuni non sono trasparenti

Riusato solo 1 bene su 4. Due municipi su tre non rispettano il FOIA

Inchiesta degli studenti del Master in Giornalismo della Lumsa. Ultimo aggiornamento: 28 gennaio 2018

Viaggio tra i 479 beni sottratti alla criminalità

Sono 479 i beni immobili confiscati in via definitiva alla criminalità organizzata nel Lazio. Di questi, ben 207 sono presenti all’interno del comune di Roma. Un quadro complesso, secondo i dati messi a disposizione dall’ANBSC (Agenzia Nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata) su Open Regio. Si tratta di appartamenti, palazzi e terreni frutto di attività illecite e destinati ai comuni per riqualificare la loro funzione. Il numero riportato da Open Regio si riferisce alle singole particelle catastali, e non al bene nella sua interezza: un appartamento con un box auto, ad esempio, costituisce due distinti beni, in quanto è composto da due diverse particelle catastali. Dalla ricerca svolta emerge che sono 125 i beni riusati dai comuni del Lazio o dai Municipi romani a cui erano stati destinati. Come prevede la legge, l’ANBSC trasferisce il bene sequestrato nel patrimonio indisponibile dello Stato o degli Enti locali fino alla confisca definitiva. Dopo la sentenza, l’Agenzia individua il tipo di destinazione e ne monitora l’utilizzo. L’ente locale, a sua volta, può scegliere di affidare il bene ad associazioni senza scopo di lucro per finalità sociali o può decidere di farne uso per i propri scopi istituzionali. ‘Ndrangheta, camorra e banda della Magliana. Sono alcune delle principali associazioni criminali a cui è stato sottratto dalla giustizia almeno un bene immobile.

Dati incompleti e richieste di accesso senza risposta: ecco chi non rispetta il FOIA

Sono trentaquattro i comuni del Lazio a non aver risposto alla richiesta di accesso civico generalizzato inviata tramite il modello Foia-pop. Un’istanza a cui le amministrazioni sono obbligate a rispondere per legge entro trenta giorni. Tuttavia in molti casi, o per mancata risposta o perché la richiesta era stata accolta solo parzialmente, è stato necessario inviare una richiesta di riesame. Soltanto 21 comuni su 55 hanno risposto alle nostre istanze, fornendo indicazioni sull’eventuale riuso dei beni loro destinati. Più della metà delle amministrazioni non ha quindi rispettato la normativa. In quattro casi, ovvero Viterbo, Fiano Romano, Tivoli e Cerveteri, i comuni hanno risposto di non avere nessun immobile affidato dall’ANSBC. Tuttavia, secondo i dati Open Regio, ne risultano destinati rispettivamente tre, uno, nove e quattro. Abbiamo provato a chiedere chiarimenti all’Agenzia in merito a questa incongruenza, ma non abbiamo ricevuto nessuna risposta. I dati sui beni confiscati sono spesso carenti anche all’interno dei siti dei comuni. Nella sezione Amministrazione Trasparente, infatti, il riferimento è talvolta incompleto o del tutto assente. In tre circostanze, però, le nostre richieste hanno portato alla pubblicazione o all’aggiornamento dei dati da parte delle amministrazioni sui loro siti. In particolare, ciò è avvenuto per i comuni di Cerveteri, Castel Gandolfo e Ciampino.

I casi di riuso comune per comune / La mappa interattiva

Onlus, associazioni di volontariato e cooperative sociali. Sono queste le principali destinatarie dei beni sottratti alla criminalità organizzata e riassegnati sia dai municipi di Roma che dagli altri comuni del Lazio. In base alle informazioni che abbiamo ricevuto dai comuni stessi, riguardanti meno della metà di tutte le strutture strappate effettivamente alle mafie, la maggior parte dei beni viene utilizzata soprattutto per risolvere i problemi connessi all’emergenza abitativa, ospitando ad esempio i richiedenti asilo, ma anche come centro di aggregazione, mediazione familiare o per l’accoglienza dei disabili. Un esempio significativo, da questo punto di vista, arriva da Montefiascone, in provincia di Viterbo, dove un immobile sequestrato alla mafia nel 2001 è stato affidato alla Onlus “Splendid”. L’intento dell’associazione è quello di creare un laboratorio di buone pratiche attraverso un percorso di lotta all’illegalità e di avvicinamento al “diverso”. La struttura accoglie infatti i migranti e i richiedenti asilo presenti nella provincia viterbese. Ci sono però anche situazioni nelle quali i beni vengono utilizzati per scopi commerciali o con funzioni culturali e ricreative. Tra questi spicca la “Casa del Jazz” di Roma, che si trova tra le Terme di Caracalla e la Piramide Cestia. Si tratta di un complesso immobiliare e di un terreno di oltre 24 mila metri quadrati, acquistato negli anni 80 da Enrico Nicoletti, il “cassiere” della Banda della Magliana. La struttura ospita attualmente un auditorium utilizzato per concerti dal vivo, attività didattiche e rassegne cinematografiche.

Making of: com'è nata questa ricerca di Lumsanews

La redazione di Lumsanews si è impegnata nel progetto di ricerca che ha portato all’ identificazione e mappatura dei beni confiscati alle mafie e successivamente riutilizzati nella Regione Lazio. I nostri giornalisti si sono suddivisi in nove gruppi, ciascuno con una propria competenza territoriale, supervisionati da Andrea Nelson Mauro. L’inchiesta è stata sviluppata in collaborazione con il progetto nazionale ConfiscatiBene. Lo scopo della nostra ricerca mirava a capire quanto la Pubblica Amministrazione sia stata efficiente a ridare nuova vita ai beni confiscati alla criminalità organizzata. Per accedere a queste informazioni, ogni singolo gruppo ha fatto richiesta FOIA degli atti relativi agli immobili ai comuni presi in esame. Ha inviato richieste di riesame in caso di mancata risposta, realizzato interviste, fornito materiale digitale e in ultima battuta, raccontato storie significative di riuso - o mancato riuso - dei beni. Dall’incrocio dei dati e delle informazioni raccolte hanno preso corpo le storie di riuso, di confisca o di trasparenza che costituiscono la nostra mappa virtuale.

Il servizio video di Lumsanews